La violenza sulle donne, sia essa fisica, sessuale, domestica, psicologica e di altra natura, è un fenomeno trasversale che colpisce donne di ogni età, ceto sociale, condizione economica. In alcuni casi, le donne che subiscono violenza, possono trovarsi in una situazione di vulnerabilità maggiore per via di una particolare condizione di privazione economica, o per via del loro status giuridico (donne migranti e rifugiate), o a causa di una disabilità. Quando parliamo di disabilità ci riferiamo sia alla condizione precedente la violenza sia alla condizione che può essere stata determinata dalla violenza subita.
L’essere una donna diversamente abile può averti messo in una condizione di maggiore difficoltà nella tua vita quotidiana e/o aver avuto un impatto sulla tua indipendenza economica e sulle relazioni con famigliari e conoscenti. Purtroppo la condizione di disabilità può aver determinato una situazione di dipendenza economica e assistenziale. Se si è verificato che proprio la persona che si è presa cura di te si sia dimostrata violenta e abusante, tu stessa avrai fatto fatica a comprendere dove fosse il confine tra cura e abuso (sessuale, ad esempio, ma non solo) e questo può aver influito sulla tua capacità di difenderti.
Proprio a causa della condizione fisica o psicologica in cui si trovano, le donne diversamente abili potrebbero fare molta fatica a raccontare una situazione di violenza o abuso ad un operatore o operatrice. Un ruolo importante può averlo chi vive o trascorre del tempo (leggi come aiutare una persona a te vicina che sta subendo violenza) con una persona diversamente abile poiché ne conosce meglio di chiunque altro il carattere e le modalità di comunicazione e può essere in grado di intercettare comportamenti che altri/e potrebbero sottovalutare.
Chi trascorre tempo con queste donne – familiare, badante, operatore – e si è accorto di una violenza (segni fisici, reazioni strane alla vista di qualcuno, comportamenti diversi dal normale) dovrebbe intervenire parlando con medici, operatrici dei centri anti-violenza, psicologi e figure di supporto. È importante che la donna venga ascoltata (in senso lato) senza mai essere forzata e che non sia giudicata o rimproverata per aver tenuto un comportamento che può aver scatenato la violenza di qualcuno. La violenza non é mai giustificabile.
Alcuni link utili
È molto importante che sia tu stessa a raccontare come ti è possibile, con parole scritte o pronunciate, le violenze subite a medici, operatori, assistenti sociali, psicologi o al personale del pronto soccorso, che può raccogliere le tue parole e testimoniare che sei vittima di violenza.
Nelle strutture troverai medici e operatori che da alcuni anni sono formati per poterti ascoltare e capire insieme a te come aiutarti a uscire dalla situazione di violenza fisica, sessuale o psicologica nella quale sei intrappolata.
*le considerazioni contenute in questo documento sono ricavate principalmente dai materiali relativi al progetto Aurora dell’associazione Frida, destinato alle donne con disabilità che avevano subito violenza, grazie al quale si è potuto realizzare un primo studio del fenomeno. Il progetto, finanziato da Philip Morris tramite l’Associazione Vita Giving Europe Onlus, della durata di 12 mesi è a stato attuato nei territori del Valdarno Inferiore e dell’Empolese Valdelsa, dall’Associazione Frida quale soggetto capofila, in partenariato con l’Associazione Italiana Assistenza Spastici di Empoli e Società della Salute del Valdarno Inferiore – U.O. adulti e disabilità.