Le relazioni violente implicano per le donne coinvolte difficoltà di tipo materiale, determinate dalle strategie di controllo e ricatto imposte dal partner. In questa pagina troverai informazioni pratiche in caso ci si possa ritrovare senza una casa in cui stare quando si decide di interrompere la relazione con il proprio partner maltrattante. E per casi di emergenza in cui é necessario allontanarsi dalla casa in cui si vive per tutelarsi da aggressioni fisiche e verbali.
Se sei alla ricerca di un posto dove andare esistono diverse opzioni per trovare un alloggio, temporaneo o meno:
Prima di prendere in considerazione queste alternative va precisato che non è detto che debba essere tu ad abbandonare la casa, anche se questa è di proprietà del partner (o ex), soprattutto se dalla relazione sono nati/e figli/e.
In caso di violenza domestica infatti si può procedere per vie legali richiedendo sia l’allontanamento del maltrattante che l’assegnazione dell’abitazione.
Bisogna però tenere presente che i tempi in entrambe i casi non sono affatto immediati e che la consulenza di avvocate che si occupano di violenza sulle donne, meglio ancora se all’interno di un centro antiviolenza, è sicuramente consigliabile.
Nel caso di rischio per l’incolumità fisica si può richiedere «l’allontamento dalla casa familiare» (Articolo 282-bis. del codice di procedura penale):
Il giudice prescrive all’imputato di lasciare immediatamente la casa familiare, di non farvi rientro, e di non accedervi senza l’autorizzazione del giudice che procede. L’eventuale autorizzazione può prescrivere determinate modalità di visita.
Il giudice può inoltre prescrivere all’imputato di non avvicinarsi a luoghi determinati abitualmente frequentati dalla persona offesa, in particolare il luogo di lavoro, il domicilio della famiglia di origine o dei prossimi congiunti, salvo che la frequentazione sia necessaria per motivi di lavoro. In tale ultimo caso il giudice prescrive le relative modalità e può imporre limitazioni.
Il giudice, su richiesta del pubblico ministero, può anche stabilire il pagamento periodico, da parte del maltrattante, di un assegno di mantenimento, la cui somma dipende dalle circostanze e dai redditi, e le modalità e termini del versamento. Può ordinare, se necessario, che l’assegno sia versato direttamente da parte del datore di lavoro dell’obbligato, detraendolo dalla retribuzione a lui spettante.
L’assegnazione della casa coniugale viene decisa dal giudice sia in caso di separazione consensuale che giudiziale. In caso di disaccordo ciascuno dei coniugi può chiedere l’intervento del giudice, il quale, sentite le opinioni espresse dai coniugi e, per quanto opportuno, dai figli conviventi che abbiano compiuto il sedicesimo anno, tenta di raggiungere una soluzione concordata.
Se questa non è possibile e permane il disaccordo sulla fissazione della residenza o altri affari essenziali, in caso sia richiesto espressamente e da entrambi i coniugi, il giudice stabilisce l’assegnazione della casa con una sentenza.
CASA O STANZA IN AFFITTO
Siti come www.immobiliare.it e www.mioaffitto.it sono molto utili per fare ricerche online per zona, fascia di prezzo e metratura. Per ogni città esistono molti siti dedicati alla compravendita e all’affitto delle case, e spesso si trovano annunci diretti del venditore senza passare per agenzie. Per esempio, ti segnaliamo siti come Bakeca, Easystanza. Puoi anche cercare su Facebook se esiste un gruppo dedicato all’affitto di stanze nella tua città.
Siti come Airbnb sono invece utili a trovare una soluzione temporanea (giorni, settimane) a prezzi accessibili.
Da tenere presente quando si deve affittare una casa:
Contributi per l’affitto da enti pubblici:
E’ importante sapere che gli enti pubblici di riferimento (Comuni e Regioni) forniscono degli aiuti economici che possono essere usati per integrare le spese per l’affitto; in alcuni casi viene anche preso in considerazione il percorso di fuoriuscita dalla violenza, attestato dai Centri Antiviolenza o da servizi sociali per l’erogazione di sussidi. Utili informazioni possono essere trovate attraverso i siti internet. Rivolgersi ad un centro antiviolenza può facilitare sia il contatto con i servizi sociali territoriali che il reperimento di altre informazioni.
CENTRI ANTIVIOLENZA
I Centri Anti-Violenza sono luoghi di accoglienza e ascolto per donne che subiscono o hanno subito violenza, in cui si garantisce anonimato, gratuità, colloqui personali, orientamento e supporto legale.
CASE RIFUGIO
Le Case Rifugio sono strutture che forniscono alloggio sicuro alle donne che subiscono violenza e ai loro bambini a titolo gratuito e indipendentemente dal luogo di residenza, con l’obiettivo di salvaguardarne l’incolumità e contribuire a ricrearne condizioni di vita autonoma e serena.
Per accedervi bisogna contattare il 1522 (numero telefonico nazionale) o un centro antiviolenza di zona che ti metterà a sua volta in connessione con le Case Rifugio.L’accoglienza in Casa Rifugio non è immediata e spesso richiede un non è immediata passaggio per il centro antiviolenza o per altri servizi (soprattutto per questioni di sicurezza).
ALLOGGI DI SEMI AUTONOMIA
Gli alloggi per l’autonomia abitativa sono abitazioni in cui è possibile rimanere per un periodo determinato (dai 6 ai 12 mesi) destinate a donne in difficoltà con o senza figli, alle quali è necessario un supporto per il raggiungimento della piena autonomia. Sono alloggi gestiti da associazioni pubbliche o private, generalmente condivisi da vari nuclei familiari. Vi si può accedere tramite i centri antiviolenza o i servizi sociali dei comuni.
Nelle case di semiautonomia ogni donna gestisce la propria quotidianità, contribuendo in piccola percentuale alle spese della casa (spesso sostenendo la quota delle utenze), le operatrici sono disponibili per colloqui settimanali o bimensili in accordo con ognuna per facilitare il percorso verso la piena autonomia.
Strutture destinate a donne sole o madri con figli, ce ne sono di diverso tipo a seconda della necessità nelle quali è possibile rimanere per periodi di tempo che vanno dai 3 ai 12 mesi.
Vi si accede per emergenza: a Roma, ad esempio, attraverso la Sala Operativa Sociale del Comune al numero verde 800440022, attiva 24 ore su 24, servizio gratuito; a Napoli, attraverso la Centrale Operativa Sociale al numero 0815627027, attivo 24 ore su 24.
È inoltre possibile accedervi in base al bisogno e con un progetto contattando i Servizi Sociali ed Educativi dei comuni o dei municipi, attraverso l’invio della richiesta da servizi pubblici o del privato sociale (sportelli d’ascolto o segretariato sociale).
Il circuito per donne gestanti o con figli minori è sia di primo che di secondo livello. Nelle strutture di primo livello – urgenze fughe o altra emergenza – si può accedere per richiesta individuale da parte dei servizi sociali, delle forze dell’ordine o autorità giudiziaria minorile, enti e associazioni. Il secondo livello si attiva su richiesta dei servizi sociali.
È completamente gratuito ed è previsto il sostentamento per ogni esigenza di base (cibo, vestiti, necessità dei minori), oltre all’assistenza del personale.
Ne esistono sia di pubblici gestiti da associazioni e cooperative, sia di privati gestiti da associazioni o da circuiti religiosi.
Le case popolari sono abitazioni di proprietà di enti pubblici, affittate con canoni mensili agevolati alle persone che hanno bisogno di una casa ma non dispongono delle risorse sufficienti ad acquistarne una o a pagarne l’affitto a prezzi di mercato.
Per richiedere una casa popolare bisogna rivolgersi all’ente Comunale di riferimento. I bandi per la richiesta di alloggio popolare hanno un funzionamento e criteri di valutazione diversi a seconda del luogo, ma in alcuni casi è presa in considerazione la permanenza in circuiti di accoglienza – case famiglia, centri prima accoglienza, case semi autonomia, case rifugio, ecc. – nella valutazione del punteggio.
L’edilizia residenziale pubblica non è immediatamente accessibile per situazioni di emergenza e i tempi di attesa per l’assegnazione possono variare sensibilmente da città a città.