Spesso le donne che hanno subito violenza sono sorprese di quanto, anche in diverse esperienze, esistano luoghi comuni sulla violenza domestica molto simili tra loro. In questa pagina elenchiamo quelli piú comuni e diffusi. È nostro dovere combatterli perché luoghi comuni e stereotipi legittimano la violenza e incoraggiano la colpevolizzazione a livello sociale delle donne che la subiscono.
Tutto andrá meglio quando avrete figli/e.
Questo è uno dei miti più allarmanti, usati per dare alle donne false speranze. Spesso la violenza domestica inizia, o peggiora, durante la gravidanza e può mettere seriamente a rischio la salute della donna che la subisce. Gli uomini che abusano delle loro partner non cambieranno i loro atteggiamenti per via di una gravidanza. È probabile invece che le cose diverranno più complicate per la donna, e che aumenti la violenza soprattutto attraverso ricatti psicologici che riguardano i/le bambini/e.
Sono l’alcol e le droghe e la crisi economica a rendere gli uomini violenti.
Spesso considerare cause esterne come il consumo di alcol, l’abuso di sostanze, la perdita di lavoro o le difficoltà economiche, come causa delle violenze è un modo per negare che gli uomini abbiano il controllo dei loro comportamenti. Alcol, droghe e difficoltà economiche possono esacerbare delle emozioni, ma non causano la violenza. La scelta di agire in modo violento e abusante appartiene sempre e comunque all’uomo.
Avviene solo nelle famiglie povere e con basso grado d’istruzione.
Qualsiasi donna può subire degli abusi, indipendentemente dall’appartenenza ad una famiglia ricca o povera. Molte donne sono intrappolate in una relazione violenta per altre ragioni, ad esempio perché provengono da una famiglia molto credente o perché il marito ha il potere economico e sociale per ricattarle. Gli uomini che abusano delle donne possono essere credenti o atei, disoccupati, medici, avvocati, camionisti o netturbini. Ciò che li contraddistingue è la volontà di sopraffazione e di controllo.
Se l’abuso è così grave, allora perché lei non lo lascia?
Questa è la scusa usata comunemente dalla famiglia o dagli amici dell’uomo violento. Considerando la pressione sociale affinché una donna resti insieme al marito, le aspettative delle famiglie di vedere un matrimonio ben riuscito, la mancanza di supporto e risorse per le donne, è facilmente comprensibile perché sia tanto difficile lasciare un marito abusante.
Alcune delle ragioni per cui una donna può sentirsi incapace di interrompere una relazione violenta possono essere:
Ricorda: non è colpa della donna se non riesce a reagire. Colpevolizzarti perpetua gli atteggiamenti che favoriscono la violenza sulle donne. Nessuna donna merita di subire violenza.
Il padre era violento con la madre, per questo anche lui è violento, non è colpa sua.
Crescere in un contesto familiare violento può influenzare la personalità di un/a bambino/a, ma ricorda che è sempre una scelta commettere un abuso o meno. Attribuire a esperienze d’infanzia la causa delle violenze è, ancora una volta, trovare un pretesto e non ritenere responsabile delle proprie azioni chi le commette. Se vengono perpetuati modelli abusanti in famiglia è sempre e comunque una scelta.
Lei non tiene casa pulita e non cucina bene. Se lo merita.
Le donne sono punite verbalmente e fisicamente dai mariti per ragioni banali o per nessuna ragione. Gli abusatori approfittano delle loro vittime perché vogliono mantenere il controllo e causare disagio, non perché il cibo non è buono. Nessuna merita di subire violenza. Le relazioni sane sono costruite sul mutuo rispetto e l’amore, non sulla violenza.
Gli uomini violenti hanno disturbi psicologici.
Questa è una credenza comune che non ha basi nella realtà. La maggior parte degli uomini maltrattanti non soffre di alcun disturbo psicologico.
Sarà anche un cattivo marito, ma è un buon padre. Lei dovrebbe restare perché chi l’accetterebbe con i/le figli/e?
Un padre che abusa della madre dei/delle loro figli/e non è un buon padre. Assistere alle violenze agite dal padre sulla madre può avere seri effetti negativi sui bambini e sulle bambine. Crescendo i traumi subiti possono causare turbamenti profondi e causare la rottura del rapporto padre-figlio/a.
I problemi di famiglia devono rimanere tra le mura di casa. Non è affare di nessun altro.
Se si violano la dignità e i diritti, se viene fatta violenza, non è solo un problema di famiglia, è affare di chiunque. Tutti e tutte devono aver cura di chi soffre ingiustamente, aiutare e contribuire positivamente a risolvere i problemi. Bisogna cercare di alleviare le sofferenze senza peggiorare la situazione o diventare indiscreti/e. Il personale è politico, la violenza domestica è una delle peggiori ingiustizie sociali.
È normale che le cose vadano male all’inizio del matrimonio o della vita di coppia.
Bisogna solo abituarsi, trovare un modo per conviverci e restare uniti e tutto andrà bene una volta trascorso il primo periodo. Le cose non vanno necessariamente male in ogni matrimonio/coppia. Anche se fosse così ciò non giustificherebbe la violenza; preservare la propria dignità e il proprio benessere è più importante che sostenere un matrimonio solo perché è socialmente malvisto fare altrimenti.
Un partner violento non cambierà il suo comportamento perché ciò che vuole è il controllo sull’altra persona. Gli scontri si protrarranno per tutta la durata del matrimonio, anche se con variazioni di intensità e frequenza.
Le donne devono fare compromessi e sacrifici nella loro vita. Dai compromessi si impara a mantenere le relazioni.
Perché una donna dovrebbe aver bisogno di salvare una relazione che non la soddisfa? Senza amore, rispetto e reciprocità non c’è rapporto. Una donna non è una schiava e il sacrificio per la famiglia non è il suo destino.
Essere remissive, non creare problemi e fare ciò che vuole il proprio partner è il modo per essere trattate meglio ed essere amate.
Si può essere disponibili e flessibili per adattarsi ad una nuova relazione, ma non essere remissive e sottomesse. L’onere di venirsi incontro è di entrambi. Una donna non è tenuta a cambiare se stessa a scapito della propria felicità e autostima, solo per gratificare il marito.
Bisogna soffrire ed essere pazienti, almeno per il bene dei figli.
Sebbene crescere da solo un/a figlio/a sia più difficoltoso, è possibile. Assistere alle violenze agite dal padre sulla madre è estremamente dannoso per la salute psichica e lo sviluppo della personalità dei figli. Queste esperienze traumatiche hanno conseguenze a lungo termine e possono influenzare molto negativamente, oltre alla salute, anche il rendimento scolastico e la formazione. I bambini e le bambine hanno bisogno di contesti tranquilli e liberi dalla violenza per crescere bene e divenire buoni adulti, molto più di quanto abbiano bisogno di un padre violento e di essere maltrattate/i.
Ogni donna deve lottare per conquistare il proprio posto in casa.
Ogni donna ha bisogno di una casa per se stessa. Soprattutto ha bisogno di tranquillità e amore.
La picchia? Avrà dei motivi…
Nessuno ha il diritto di considerare la moglie una proprietà. Le donne non sono schiave e ognuna appartiene solo a se stessa. Come può un uomo dominare e picchiare la moglie senza prendersene la responsabilità? Come si può lasciare che questo avvenga? Non esiste ragione alcuna che possa giustificare la violenza.
La donna deve accontentare i bisogni sessuali del marito.
Se una donna non vuole avere una rapporto sessuale in un dato momento e per qualsiasi ragione, imporglielo è uno stupro. La libido femminile può variare tanto quanto quella dell’uomo. Le donne non sono oggetti sessuali, sono esseri umani con preferenze, piaceri e dispiaceri.
Se la vittima continua a stare al fianco del suo abusatore, bisogna lasciarli stare.
Gli abusatori inducono l’altra persona a pensare di essere indegna, a sentirsi in colpa per le violenze subite, credendole giuste, responsabilità propria e non di chi le agisce. Spesso serve molto tempo per rompere questi meccanismi mentali e anche una volta raggiunta la consapevolezza di non avere nessuna colpa, si presentano difficoltà materiali per interrompere la relazione, a cominciare dall’esigenza di andare via di casa o mandare via l’uomo violento.